Quanto del golf è fisico o tecnico e quanto invece è mentale?
Non tutti conoscono la storia del colonnello americano George Hall, abile giocatore di golf, che fu prigioniero di guerra in Vietnam per 5 anni, in condizioni di prigionia tutt’altro che salutari. Confinato in una cella piccolissima, per tenere la mente occupata e per mantenere l’equilibrio psicologico, George giocava mentalmente un giro di golf almeno una volta al giorno.
Immaginava di giocare con i suoi amici nel suo campo preferito, ne vedeva tutti i dettagli, le buche, i possibili ostacoli, perfino le piccole deformazioni del terreno. E regolarmente immaginava di giocare alla perfezione e di vincere.
Appena ritornato in America, giocò un giro con alcuni amici e, nonostante le condizioni fisiche e di salute tutt’ altro che ottimali, riuscì a giocare allo stesso livello di abilità (professionistico) che aveva prima di andare in Vietnam. I suoi amici furono stupiti perché sapevano bene che per cinque anni lui non poteva aver giocato. La sua risposta fu che in realtà quella partita lui l’aveva giocata e vinta molte volte , nella sua mente: praticamente ogni giorno negli ultimi cinque anni.
Nel caso di George, il fisico era debilitato e non aveva più la prestanza di quando giocava da professionista, eppure in questo caso l’allenamento mentale fatto con una visualizzazione dettagliata e prolungata, ha portato ad ottenere un risultato stupefacente.
La maggior parte dei giocatori di golf professionisti, istruttori, maestri ed esperti di golf ti diranno che il golf è un gioco mentale al 80-90%.
Hanno ragione.
Qualcuno potrebbe azzardare che il 100% del gioco è determinato da ciò che accade nella zona che si trova tra i tuoi orecchi.
Infatti il cervello controlla tutti i movimenti, quindi, a vari livelli, il gioco del golf può essere considerato mentale al 100%.
Se poi non è proprio il 100% esatto e matematico, non ha molta importanza perché comunque stiamo parlando di una parte determinante per l’ottenimento di risultati significativi.
A parità di preparazione tecnica e fisica, la differenza tra un campione ed un giocatore di medio livello dipende essenzialmente dalla capacità di gestire il gioco mentalmente. Un campione riesce a mantenere lo stato di zona e di concentrazione per molto più tempo, quindi sbaglia di meno e quando sbaglia, perché anche un campione sbaglia, riesce a riprendersi molto più velocemente e rientrare molto più rapidamente nello stato mentale adatto ad un gioco ottimale.
La parte mentale del gioco va considerata a vari livelli. I livelli che considero qui sono :
Apprendimento: anche imparare le basi è un fattore mentale, oltre che fisico e tecnico; forse stai ancora affinando la tua tecnica ed hai bisogno di accelerare l’apprendimento e rinforzare la tua fiducia nella tua capacità di apprendere.
Pratica: sei ad un buon livello, ma hai bisogno di consolidare la parte tecnica e rinforzare la tua fiducia nella capacità di crescere ancora nel gioco.
Gioco ufficiale: nel campo pratica il tuo gioco è grandioso ma quando sei in torneo, non riesci a fare altrettanto bene. Oppure hai dei periodi in cui giochi alla grande alternati a periodi che non ti soddisfano.
Moltissimi giocatori hanno già eseguito almeno un colpo perfetto con tutte i bastoni della loro sacca in varie condizioni più o meno favorevoli. Il loro sistema mente-corpo ha già memorizzato il modo ottimale per eseguire questi colpi.
Molti giocatori hanno già provato l’esperienza di giocare nello stato di zona o flow.
Molti giocatori hanno già sperimentato momenti di gioco eccellente.
Poter concentrare quei momenti di gioco eccellente in 18 buche consecutive e ripeterli in modo regolare …
Perché il numero di chi ci riesce è molto inferiore al numero di chi vorrebbe (e potrebbe) riuscirci?
La risposta sta nelle interferenze negative, che creano il divario tra il potenziale che un giocatore ha, in base alla sua preparazione tecnica e fisica, e l’effettivo risultato che ottiene.
Per interferenze negative intendo ansia da prestazione, tensione, nervosismo, dubbi, insicurezze, nervosismo a primo tee, o altre ancore negative ovvero stimoli che arrivano dall’esterno (e sono tanti) e attivano nel giocatore una risposta emotiva indesiderata.
Ad esempio la scarsa sicurezza in se stessi e nelle proprie capacità tecniche e atletiche può determinare la differenza tra il gioco ottimale in allenamento e una performance deludente in torneo, e questa differenza è tanto più marcata quanto più importante è il risultato che si desidera ottenere.
Uno dei principali obiettivi dell’allenamento mentale per il golf, e non solo, è quello di eliminare le interferenze negative in modo che il movimento e il gioco fluiscano in modo naturale e che il gioco ottimale diventi più consistente e regolare.
E soprattutto più divertente per il giocatore.
Concludendo, l’Allenamento Mentale può esserti molto utile se:
– risultati di gioco che ottieni sono inferiori al tuo potenziale fisico e tecnico.
– desideri migliorare il tuo livello di gioco in modo più rapido.
– pensi che sia difficile, se non impossibile, superare i tuoi limiti
– ti stai accorgendo di uno o più aspetti del tuo gioco in cui non riesci ancora a
esprimerti come vorresti, e vuoi fare qualcosa a riguardo.
– ti consideri già forte, ma sai che puoi migliorarti ancora.
A presto.
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